Sintesi finale (STEP #24)

Il computer è, per definizione, un calcolatore elettronico, di denominazione inglese ed è, per questo motivo, chiamato così in quasi tutto il mondo. La storia del computer però risale a molto tempo prima. Si iniziò ad utilizzare già nel ‘600 assumendo il suo significato attuale solo nel ‘900. Il termine, infatti, ha per molti secoli indicato una persona addetta ai calcoli, chiamata appunto computer, o calcolatore in italiano.
Quest’ultimo concetto è stato evidenziato all’interno dello "Zibaldone di pensieri" di Giacomo Leopardi, il quale sosteneva che il calcolatore, con la sua fredda ragione, potesse diffondere la verità nella mente umana. Molti sono i concetti facilmente collegabili ad esso, che sono a loro volta anche in relazione, tra cui quello di matematica e di calcolo. La matematica, secondo la filosofia di Nicola Cusano, vista come il sapere su cui si basa e si approfondisce la conoscenza di Dio, e grazie alla quale si ha accesso a problemi difficili da risolvere. Mentre il calcolo è stato nominato all’interno de "La Repubblica" di Platone come uno degli studi principali che deve costruire la propedeutica della dialettica. 
Dal novecento, come detto prima, il computer ha iniziato ad assumere il suo significato attuale. Dalla sua nascita, a metà secolo, ha completamente cambiato il modo di relazionarsi con la realtà. Questa rivoluzione è stata quindi evidenziata all’interno di pubblicità e film, come “I pirati di Silicon Valley” riguardante la storia di Bill Gates e Steve Jobs. Quest’ultimo considerato come uno dei testimonial perfetti per il concetto di computer, creatore del primo personal computer. 
Possiamo vedere la presenza del computer anche in altri film collegati alla mitologia moderna, come Iron Man che rappresenta lo sviluppo della società di oggi dal punto di vista tecnologico. 
Il progresso tecnologico è stato poi evidenziato sotto molti altri aspetti. Dal punto di vista artistico, con quadri generati dall'intelligenza artificiale rappresentanti opere famose rielaborate da essa, e con altre immagini. In prosa, con una prefazione di Umberto Eco dove vengono descritte la funzione e l’utilità dei computer. Infine in poesia, con “Passage to India” di Walt Whitman, dove viene evidenziato lo scopo principale delle nuove connessioni tecnologiche, ossia l’abbattimento dei confini e delle distanze, rendendo le persone sempre più vicine e raggiungibili. 
Quest’ultima concezione risulta importante soprattutto in questo momento storico, infatti con il propagarsi del Covid-19 ed essendo stati tutti costretti a rimanere a casa, i computer sono stati fondamentali per mantenere la nostra società funzionante e coesa, come ad esempio con lo smart working o la didattica in remoto. Riguardo le lezioni a distanza però a molte famiglie è risultato difficile adeguarsi al nuovo sistema essendo sprovviste di computer, a questo hanno posto rimedio numerose iniziative di donazioni dei dispositivi a studenti che non ne erano in possesso.
Da tutti i ragionamenti visti precedentemente è facile dedurre la diffusione di un’utopia digitale, ossia la convinzione che il cambiamento tecnologico rivoluzioni le società umane e aumenti la libertà personale di ogni singolo individuo.
Tuttavia non tutti hanno una visione completamente positiva. Riguardo al concetto di libertà e alla possibilità di fare, almeno virtualmente, tutto ciò che si vuole, si arriva spesso a dei comportamenti non sempre eticamente corretti. Interviene, per questo motivo, l’etica del computer, una branca della filosofia che si occupa di comprendere e risolvere i problemi etici e sociali causati da un uso inappropriato delle nuove tecnologie. Dagli anni novanta è stata anche inserita come materia nei percorsi di studio di informatica.
Inoltre la troppa fiducia nei confronti della tecnologia è stata criticata dal Club di Roma nel “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, sostenendo che anche le previsioni più ottimistiche non impediranno il collasso del sistema.
Per di più, con l’esperimento della “Stanza Cinese”, lo scienziato John Searle critica e dimostra l’impossibilità di equiparare il funzionamento celebrale a quello di un computer, anche perché se così fosse, e che quindi, come molti sostengono, un giorno le nuove tecnologie governeranno il mondo, grazie alla loro capacità di imparare tramite l’apprendimento automatico e il deep learning, non è detto che questo possa rendere il pianeta un mondo migliore.

Mappa concettuale di computer (STEP #23)

Mappa concettuale riguardo al computer

Un mondo nuovo (STEP #22)

PRIMA PUNTATA

Giugno 2350.
Il mondo è ormai dominato da ogni forma di computer e di macchine. Gli umani non fanno più niente, anche perché ormai non ne sarebbero neanche più in grado. I computer hanno preso il controllo, sostituendo l’uomo in ogni suo mestiere, in ogni sua azione quotidiana e a lui non rimane altro da fare che “rilassarsi”, però anche questo termine non ha più il significato di una volta. Gli umani hanno perso qualsiasi interesse, qualsiasi passione, sono stati privati di tutto e passano le giornate incollati a qualche schermo, parlando con l’intelligenza artificiale, I.A, a loro assegnata, come incantati ed ignari di ciò che li circonda. 
Probabilmente al mondo solo un ragazzo di San Josè, una cittadina vicina a San Francisco nel cuore della famosa Silicon Valley, centro di controllo dell’intero pianeta, sembra iniziare ad accorgersi della realtà intorno a lui, di com’era prima e fino a che punto si è arrivati. Si parla di Seth, un ragazzo di soli 17 anni. Pochi giorni fa Siri, la sua I.A., avendo sentito male ciò che aveva detto, l’aveva indirizzato in sua sezione di serie e film antichi, di quasi 400 anni fa. Il ragazzo, incuriosito, aveva iniziato a guardarli e non riusciva a credere ai suoi occhi. Vedeva bambini che giocavano insieme su un prato, intere famiglie che mangiavano sedute a tavola chiacchierando e ragazzi che andavano a scuola. “Scuola”, si ricorda che un giorno Siri l’aveva nominata e che, quando Seth le aveva chiesto cosa fosse, lei gli aveva spiegato che era una struttura dove i ragazzi nell’antichità andavano per imparare cose nuove. Dal momento che non avevano con sé la propria I.A., dovevano recarsi lì dove c’erano adulti che spiegavano e delle grandi raccolte di fogli di carta, i libri, da cui potevano studiare ed altre raccolte su cui potevano scrivere. 
Dopo queste prime scoperte, qualcosa dentro il ragazzo stava cambiando…


SECONDA PUNTATA

Seth era incredulo di com’era il mondo prima, non riusciva ad immaginare che veramente fino a 300 anni fa si vivesse in quel modo. Per questo motivo i giorni seguenti aveva continuato a documentarsi, guardava nuovi film e chiedeva a Siri ogni cosa che non capiva e lei gli spiegava tutto, con una voce che a Seth sembrava sempre più metallica e senz’anima. Scopriva sempre cose nuove, l’abitudine di vedersi tutti insieme per parlare e passare il tempo, andare in vacanza in posti nuovi, l’esistenza dei supermercati dove la gente di recava per comprare il cibo, il fatto che ognuno ogni giorno impiegava il tempo lavorando, c’erano mestieri di ogni tipo per ognuno e passare le giornate davanti ad uno schermo era una rarità. Il ragazzo aveva anche scoperto l’importanza del parlare e del divertirsi, della famiglia e degli amici. Aveva capito che nella vita si potevano provare diversi sentimenti, come l’amore e l’odio, la tristezza e l’emozione. Sentimenti che lo stavano cambiando e che iniziava a sentire anche dentro di lui. Rideva alle battute, piangeva nei momenti tristi e si emozionava in quelli romantici, qualche volta sentiva il cuore battere più forte o lo stomaco chiudersi. Anche se inizialmente stranito da queste reazioni del suo corpo, stava iniziando a farci l’abitudine e a capire che non c’era niente di più bello e vero. 
Un giorno distolse lo sguardo dallo schermo per un secondo ed i suoi occhi videro e sentirono qualcosa di diverso. Il mondo intorno a sé era grigio, cupo, silenzioso. I rumori erano solo meccanici e gli umani erano incantati davanti ai loro schermi, in un mondo tutto loro, senza confronto con altri e senza provare sentimenti, che invece a Seth stavano iniziando a piacere. 
Non si poteva continuare così, non era né umano né naturale, qualcosa doveva cambiare e al più presto.


TERZA PUNTATA

Seth era irritato dalla situazione intorno a sé, quel mondo dove era nato e cresciuto non gli apparteneva più e voleva cambiarlo. Voleva spegnere tutto e ricominciare da capo, tornare a vivere come 400 anni fa. 
Doveva trovare un modo per svegliare il mondo intero e forse bisognava partire proprio da San Josè, dove viveva. Un notizia del genere, così nuova, si sarebbe diffusa ovunque nel giro di poche ore. 
Pensò per molto tempo al modo migliore e meno brutale per comunicare il cambiamento, alla fine decise che il giorno seguente avrebbe spento il computer a lui assegnato, la macchina su cui sedeva ogni giorno senza muoversi che gli faceva tutto e la sua compagna di vita Siri, avrebbe camminato e sarebbe salito su un palazzo, in modo da essere visto da più persone possibili. Avrebbe urlato di distogliere lo sguardo dagli schermi e di ascoltare ciò che aveva da dire. 
La mattina del giorno seguente era emozionato ed agitato, sensazioni che ancora gli provocavano uno strano effetto. Sapeva che non sarebbe stato facile, che probabilmente molti se ne sarebbero fregati, sperava però che almeno qualcuno l’avrebbe ascoltato e appoggiato in questa sua decisione. Lentamente si avvicinò all’interruttore per spegnere tutto, aveva paura, un singolo tocco e tutto sarebbe cambiato. Lo fece, un colpo secco e deciso. Era iniziata la sua missione. Senza pensarci due volte, si alzò in piedi, con fatica trovò l’equilibrio e con la stessa fatica iniziò a camminare. Più andava avanti e più acquisiva sicurezza, infatti dopo poco iniziò anche a correre. Salì sul tetto di un palazzo, sconvolto di come tutti, incantati, non si fossero accorti dei suoi movimenti. Era sempre più sicuro che non si poteva continuare a vivere così, infatti urlò in meno di un secondo. La sua voce si fece spazio tra i rumori meccanici delle macchine e qualcuno stava iniziando ad accorgersi di lui. Urlò una seconda volta, più sicuro, più forte, e ormai tutti lo stavano fissando. C’era chi era incuriosito, chi stranito e chi spaventato. Seth capì che il momento era arrivato e cominciò a parlare con una sicurezza che non immaginava di avere. Raccontò ciò che aveva visto, spiegò com’era il mondo anni fa e che non si poteva continuare a vivere così. Tutti erano incantati da ciò che raccontava il ragazzo. Fece notare a tutti il mondo intorno a loro, era scuro e triste, i computer avevano preso il controllo e loro glielo avevano permesso. Spiegò che qualcosa doveva cambiare e che questo cambiamento poteva partire da lì, da tutti loro. 
Seth finì di parlare, incuriosito da ciò che sarebbe potuto succedere. Come immaginava, molti borbottarono e lo guardarono male. Altri invece si guardavano intorno, sconvolti, e proprio una ragazza tra loro spense l’interruttore del suo computer senza esitazioni. La seguirono in molti, anche alcuni che prima borbottavano si fecero prendere dall’euforia del momento. La gente si iniziò ad alzare, a guardarsi negli occhi e a ridere, increduli ma anche emozionati di ciò che stava accadendo.

Seth era felice, il mondo stava veramente cambiando e forse proprio grazie a lui. 

L'etica del computer (STEP #21)

La tecnologia informatica ha provocato una rivoluzione non solo tecnologica ma anche sociale ed etica. Il potere della tecnologia sta nel fatto che grazie ad essa, e soprattutto dopo la diffusione del web e quindi dei social network, siamo capaci di fare tutto ciò che vogliamo, almeno virtualmente, tutto questo però porta a dei comportamenti non sempre eticamente corretti. La comunicabilità, la trasparenza e l'interattività che si hanno grazie alle tecnologie della comunicazione e dell'informazione hanno, sin dagli anni '70, sollevato la necessità di dover porre dei limiti e delle regole nonostante si possa andare oltre, al fine di comprendere e risolvere i problemi etici e anche sociali.
Si tratta dell'etica del computer, un ramo della filosofia che tratta delle scelte informatiche che si devono attenere alla condotta sociale. 
Norbert Wiener
Il primo scienziato a riflettere sugli aspetti etici e sociali legati ai computer è stato Norbert Wiener, padre della cibernetica: nasce il concetto di "Computer Ethics" nel 1950. La sua prima vera definizione fu proposta da Water Maner, il quale, nel 1980, disse: "I computer generano problemi etici completamente nuovi che non sarebbero esistiti se i computer non fossero stati inventati.[...] Dovrebbe esserci un nuovo ramo dell'etica applicata [...] si propone di chiamare questo nuovo campo 'Computer Ethics' che studia i problemi etici creati, trasformati o aggravati dalla tecnologia informatica".
Il punto di partenza di questa nuova disciplina si ebbe nel 1985 con James Moor che intuì il distacco tra tecnologia e società: "Un tipico problema della Computer Ethics è dovuto a un 'policy vacuum' su come dovrebbe essere usata la tecnologia informatica. I computer forniscono nuove funzionalità e queste ci pongono di fronte a nuove scelte. Spesso le policy esistenti non sono adeguate o non esistono del tutto. Il compito centrale della 'Computer Ethics' è quello di formulare delle policy per guidare le nostre azioni".
Sempre nella metà degli anni 80 si interessò alla questione una delle poi fondatrici della "Computer Ethics" e ricercatrice Deborah Johnson che, con la sua definizione di "socio-tecnical systems" dei sistemi informatici, introduce il concetto di co-shaping, dove la tecnologia e la società si plasmano a vicenda, e nel 1985 scrive: "per comprendere le connessioni tra tecnologia, etica e società è essenziale riconoscere che la tecnologia non è solo 'artefatti', ma artefatti che incorporano valori e quindi hanno un significato e un impatto sociale". Si comprende da qui che la società ha la possibilità di non accettare passivamente gli impatti negativi delle tecnologie. Come scrisse nel 2003 Richard De George: "i computer e le tecnologie dell'informazione dovrebbero aiutare le persone e la società. Quando questo non avviene, essi non dovrebbero essere accettati passivamente".
Nel 1992 vengono creati i 10 comandamenti dell'etica del computer dall'Istituto per l'Etica del Computer:

  1. Non utilizzare un computer per danneggiare altre persone.
  2. Non interferire con il lavoro al computer degli altri.
  3. Non curiosare nei file degli altri.
  4. Non utilizzare un computer per rubare.
  5. Non utilizzare un computer per ingannare.
  6. Non utilizzare o copiare software che non hai pagato.
  7. Non utilizzare le risorse dei computer di altri senza autorizzazione.
  8. Non appropriarti della produzione intellettuale degli altri.
  9. Pensa alle conseguenze sociali del programma che scrivi.
  10. Usa il computer in modo da mostrare considerazione e rispetto.
I comandamenti, introdotti nel documento “In Pursuit of a 'Ten Commandments' for Computer Ethics” di Ramon C. Barquin, furono un mezzo per creare una serie di norme per guidare e istruire la gente ad un uso etico del computer.
Queste riflessioni furono importanti per progressisti, ricercatori, scienziati, professionisti e docenti, i quali, studiando il problema, si concentrarono sul ruolo e sulle responsabilità delle Università nella preparazione delle future generazioni di esperti di informatica. Per questo motivo sin dagli anni '90 l'argomento ha iniziato ad essere integrato in programmi di sviluppo professionale e in ambiti accademici. Venne formato, infatti, nel 1991 un comitato congiunto tra le due più prestigiose associazioni internazionali di ingegneri e informatici, IEEE/ACM (Institute of Electrical and Electronic Engineers / Association for Computing Machinery), e come risultato per la prima volta nella storia dell'informatica la disciplina 'Computer Ethics' venne inserita tra le materie richieste nei percorsi di studio di informatica (da Turner). 
In conclusione, i problemi etici riguardo alle nuove tecnologie sono un qualcosa da tenere sempre sotto controllo a livello professionale ma anche a livello personale. L’avvento dei nuovi strumenti di comunicazione, quali i social network, ha infatti segnato un importante rivoluzione anche nella socializzazione e comunicazione dell’individuo avendo un forte impatto nella società. Risulta fondamentale quindi adoperare un utilizzo consapevole del web e dei nuovi strumenti di comunicazione, in modo da sfruttarne le possibilità, utilizzandoli senza venire utilizzati a nostra volta da essi. L’etica informatica può quindi svilupparsi in senso personale, come detto prima, aiutando a mantenere valori, integrità e soggettività del singolo individuo.



SITOGRAFIA:

Il calcolatore nello Zibaldone di Leopardi (STEP #20)

"Quindi si veda quanto sia difficile a trovare un vero e perfetto filosofo. Si può dire che questa qualità è la più rara e strana che si possa concepire, e che appena ne sorge uno ogni dieci secoli, seppur uno n’è mai sorto. È del tutto indispensabile che un tal uomo sia sommo e perfetto poeta; ma non già per ragionar da poeta; anzi per esaminare da freddissimo ragionatore e calcolatore ciò che il solo ardentissimo poeta può conoscere. Il filosofo non è perfetto, s’egli non è che filosofo, e se impiega la sua vita e se stesso al solo perfezionamento della sua filosofia, della sua ragione, al puro ritrovamento del vero, che è pur l’unico e puro fine del perfetto filosofo. La ragione ha bisogno dell’immaginazione e delle illusioni ch’ella distrugge; il vero del falso; il sostanziale dell’apparente; l’insensibilità la più perfetta della sensibilità la più viva; il ghiaccio del fuoco; la pazienza dell’impazienza; l’impotenza della somma potenza; il piccolissimo del grandissimo; la geometria e l’algebra, della poesia. ec.
(4 Ottobre 1821)"

Zibaldone di pensieri, Giacomo Leopardi


Copertina della prima edizione
 dello Zibaldone (1900)
Leopardi, all'interno dello Zibaldone, ragiona svariate volte sulla figura del filosofo.
Lui cercava il vero e perfetto filosofo, il quale doveva essere contemporaneamente sommo poeta, per sentire la natura come insieme ed essere nell'intimo delle cose, e freddo ragionatore e calcolatore, capace di vedere le illusioni che sarebbero distrutte dalla sua mente se dovesse analizzarle ma di vedere comunque in esse la "verità". 
Perciò alla figura del poeta capace di vedere e sentire le illusioni si deve sempre accostare il calcolatore che con la sua fredda ragione possa diffondere le verità nella mente umana. 
Il filosofo deve avere quindi la capacità di scorgere collegamenti tra cose apparentemente molto distanti, unendo il pensiero di un poeta e di un calcolatore. 



SITOGRAFIA:

L'Utopia Digitale (STEP #19)

Apple Park, Silicon Valley
Quando si parla di utopismo tecnologico o utopia digitale, si parla della convinzione che i progressi scientifici e tecnologici possano condurre ad un'utopia, contribuendo a soddisfare desideri impossibili da realizzare.
Queste speranze e visioni utopiche si diffusero soprattutto nei primi anni Sessanta, in particolare negli Stati Uniti nei dintorni di Silicon Valley.
Si tratta di una forma di tecno-utopismo, ossia la convinzione che il cambiamento tecnologico rivoluzioni le società umane e aumenti la libertà personale di ogni singolo individuo. L'invenzione, la trasformazione e l'uso del computer aveva fatto crescere sempre di più la concezione idealistica secondo la quale la tecnologia avrebbe avuto l'effetto di una forza liberatrice, ad esempio l'Apple II di Steve Jobs (vedi STEP #16) rifletteva quelle visioni utopiche che circolavano nella baia di San Francisco nei primi anni Settanta, così come è stato anche, se non di più, l'accesso universale alla rete Internet. 
Tutto ciò è da collegarsi all'entusiasmo del nuovo, di un qualcosa che fino a pochi anni prima era inimmaginabile e in cui quindi tutti confidavano.
Un'utopia che ad oggi, forse, non è del tutto finita, in quanto si continua ancora a confidare nei progressi tecnologici davanti a qualsiasi tipo di problema grande o piccolo che sia, si vede nella tecnologia lo strumento capace di avanzare oltre i limiti naturali dello sviluppo, di rimuoverli o allontanarli (vedi STEP #15), forse con troppa convinzione. 

L'Utopia digitale come la dipingeva la copertina
 della rivista Byte nel gennaio 1977.
Byte, the small systems journal - Gennaio 1977


Interessante è l'edizione del gennaio 1977 della rivista americana Byte, qui sopra riportata, interamente dedicata all'utopia digitale, inoltre le illustrazioni delle copertine di Byte spiccavano fra tutte le altre pubblicazioni sui computer. 














SITOGRAFIA:

John Searle e la stanza cinese (STEP #18)

John Searle
John Searle è uno dei maggiori filosofi contemporanei, le sue indagini filosofiche spaziano dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della mente, all'intelligenza artificiale e alla realtà sociale. Egli è noto per aver concepito l'esperimento mentale chiamato "Stanza Cinese", oggetto di numerose osservazioni e critiche, in quanto Searle ritiene impossibile equiparare il funzionamento celebrale a quello di un computer, come disse in un'intervista:

"Quando ho cominciato ad occuparmi dell'intenzionalità e della coscienza mi sono inevitabilmente trovato a riflettere sui contenuti della teoria computazionale, che sostiene l'analogia tra la mente e il computer e a riscontrarne un grave errore di fondo: la teoria computazionale si applica alla manipolazione di simboli, a 0 e 1. Ma la mente implica qualche cosa di più della manipolazione di simboli: la mente non possiede soltanto una sintassi, ma anche una semantica."

ESPERIMENTO CINESE
Si immagini di chiudere in una stanza una persona che non conosce una parola di cinese. La persona ha a disposizione due gruppi di fogli: sui fogli del primo si trova una serie di caratteri cinesi, sugli altri fogli ci sono delle istruzioni su come utilizzare i caratteri stessi. 
Il compito assegnato alla persona in questione è di produrre degli insiemi di caratteri cinesi (risposte), seguendo unicamente le istruzioni ricevute, ogni volta che riceve dall'esterno degli insiemi di caratteri cinesi (domande). 
Il punto fondamentale dell'esperimento è che a un cinese che ponga le domande e legga le risposte ricevute, la persona chiusa nella stanza appare come se fosse in grado di comprendere il cinese, mentre, in realtà, si limita a manipolare simboli senza significato sulla base di istruzioni.
(da John Searle, "La riscoperta della mente")

Fumetto riguardante Searle e la Stanza Cinese
Questo esperimento è stato costruito per analogia con il computer, capace di agire tramite dei programmi, e, come esso, l'uomo manipola i simboli senza comprendere ciò che fa. Questo meccanismo è chiamato manipolazione sintattica, ma essa non è sufficiente per l'intelligenza, la quale necessita anche della manipolazione semantica che fa comprendere il significato delle cose. 
In altre parole, l'esperimento ha lo scopo di mostrare che la semplice manipolazione sintattica di simboli formali non costituisce di per sé una semantica, ovvero non garantisce che il sistema comprenda ciò che sta facendo. Un sistema che si comporta come se avesse stati mentali non ci permette di essere sicuri che esso li possieda veramente.
Dopo queste considerazioni, alla domanda se la mente può essere considerata allo stesso livello di un programma del computer, John Searle rispose negli anni novanta con uno scritto:

"Poiché i programmi sono definiti esclusivamente da un punto di vista formale o sintattico e poiché il cervello ha un contenuto mentale intrinseco, ne deriva immediatamente che il programma di per se stesso non può essere equiparabile al cervello. La sintassi formale del programma non garantisce da sé la presenza del contenuto mentale. Ho già dimostrato questa realtà una decina di anni fa, nell'argomento della stanza cinese. Un computer, io per esempio, può compiere le diverse operazioni del programma relative ad alcune abilità mentali, come capire il cinese, senza comprenderne una parola. L'argomento si basa sulla semplice verità logica che la sintassi non è identica e neppure da sé sufficiente alla semantica."


SITOGRAFIA: