L'etica del computer (STEP #21)

La tecnologia informatica ha provocato una rivoluzione non solo tecnologica ma anche sociale ed etica. Il potere della tecnologia sta nel fatto che grazie ad essa, e soprattutto dopo la diffusione del web e quindi dei social network, siamo capaci di fare tutto ciò che vogliamo, almeno virtualmente, tutto questo però porta a dei comportamenti non sempre eticamente corretti. La comunicabilità, la trasparenza e l'interattività che si hanno grazie alle tecnologie della comunicazione e dell'informazione hanno, sin dagli anni '70, sollevato la necessità di dover porre dei limiti e delle regole nonostante si possa andare oltre, al fine di comprendere e risolvere i problemi etici e anche sociali.
Si tratta dell'etica del computer, un ramo della filosofia che tratta delle scelte informatiche che si devono attenere alla condotta sociale. 
Norbert Wiener
Il primo scienziato a riflettere sugli aspetti etici e sociali legati ai computer è stato Norbert Wiener, padre della cibernetica: nasce il concetto di "Computer Ethics" nel 1950. La sua prima vera definizione fu proposta da Water Maner, il quale, nel 1980, disse: "I computer generano problemi etici completamente nuovi che non sarebbero esistiti se i computer non fossero stati inventati.[...] Dovrebbe esserci un nuovo ramo dell'etica applicata [...] si propone di chiamare questo nuovo campo 'Computer Ethics' che studia i problemi etici creati, trasformati o aggravati dalla tecnologia informatica".
Il punto di partenza di questa nuova disciplina si ebbe nel 1985 con James Moor che intuì il distacco tra tecnologia e società: "Un tipico problema della Computer Ethics è dovuto a un 'policy vacuum' su come dovrebbe essere usata la tecnologia informatica. I computer forniscono nuove funzionalità e queste ci pongono di fronte a nuove scelte. Spesso le policy esistenti non sono adeguate o non esistono del tutto. Il compito centrale della 'Computer Ethics' è quello di formulare delle policy per guidare le nostre azioni".
Sempre nella metà degli anni 80 si interessò alla questione una delle poi fondatrici della "Computer Ethics" e ricercatrice Deborah Johnson che, con la sua definizione di "socio-tecnical systems" dei sistemi informatici, introduce il concetto di co-shaping, dove la tecnologia e la società si plasmano a vicenda, e nel 1985 scrive: "per comprendere le connessioni tra tecnologia, etica e società è essenziale riconoscere che la tecnologia non è solo 'artefatti', ma artefatti che incorporano valori e quindi hanno un significato e un impatto sociale". Si comprende da qui che la società ha la possibilità di non accettare passivamente gli impatti negativi delle tecnologie. Come scrisse nel 2003 Richard De George: "i computer e le tecnologie dell'informazione dovrebbero aiutare le persone e la società. Quando questo non avviene, essi non dovrebbero essere accettati passivamente".
Nel 1992 vengono creati i 10 comandamenti dell'etica del computer dall'Istituto per l'Etica del Computer:

  1. Non utilizzare un computer per danneggiare altre persone.
  2. Non interferire con il lavoro al computer degli altri.
  3. Non curiosare nei file degli altri.
  4. Non utilizzare un computer per rubare.
  5. Non utilizzare un computer per ingannare.
  6. Non utilizzare o copiare software che non hai pagato.
  7. Non utilizzare le risorse dei computer di altri senza autorizzazione.
  8. Non appropriarti della produzione intellettuale degli altri.
  9. Pensa alle conseguenze sociali del programma che scrivi.
  10. Usa il computer in modo da mostrare considerazione e rispetto.
I comandamenti, introdotti nel documento “In Pursuit of a 'Ten Commandments' for Computer Ethics” di Ramon C. Barquin, furono un mezzo per creare una serie di norme per guidare e istruire la gente ad un uso etico del computer.
Queste riflessioni furono importanti per progressisti, ricercatori, scienziati, professionisti e docenti, i quali, studiando il problema, si concentrarono sul ruolo e sulle responsabilità delle Università nella preparazione delle future generazioni di esperti di informatica. Per questo motivo sin dagli anni '90 l'argomento ha iniziato ad essere integrato in programmi di sviluppo professionale e in ambiti accademici. Venne formato, infatti, nel 1991 un comitato congiunto tra le due più prestigiose associazioni internazionali di ingegneri e informatici, IEEE/ACM (Institute of Electrical and Electronic Engineers / Association for Computing Machinery), e come risultato per la prima volta nella storia dell'informatica la disciplina 'Computer Ethics' venne inserita tra le materie richieste nei percorsi di studio di informatica (da Turner). 
In conclusione, i problemi etici riguardo alle nuove tecnologie sono un qualcosa da tenere sempre sotto controllo a livello professionale ma anche a livello personale. L’avvento dei nuovi strumenti di comunicazione, quali i social network, ha infatti segnato un importante rivoluzione anche nella socializzazione e comunicazione dell’individuo avendo un forte impatto nella società. Risulta fondamentale quindi adoperare un utilizzo consapevole del web e dei nuovi strumenti di comunicazione, in modo da sfruttarne le possibilità, utilizzandoli senza venire utilizzati a nostra volta da essi. L’etica informatica può quindi svilupparsi in senso personale, come detto prima, aiutando a mantenere valori, integrità e soggettività del singolo individuo.



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