Il calcolatore nello Zibaldone di Leopardi (STEP #20)

"Quindi si veda quanto sia difficile a trovare un vero e perfetto filosofo. Si può dire che questa qualità è la più rara e strana che si possa concepire, e che appena ne sorge uno ogni dieci secoli, seppur uno n’è mai sorto. È del tutto indispensabile che un tal uomo sia sommo e perfetto poeta; ma non già per ragionar da poeta; anzi per esaminare da freddissimo ragionatore e calcolatore ciò che il solo ardentissimo poeta può conoscere. Il filosofo non è perfetto, s’egli non è che filosofo, e se impiega la sua vita e se stesso al solo perfezionamento della sua filosofia, della sua ragione, al puro ritrovamento del vero, che è pur l’unico e puro fine del perfetto filosofo. La ragione ha bisogno dell’immaginazione e delle illusioni ch’ella distrugge; il vero del falso; il sostanziale dell’apparente; l’insensibilità la più perfetta della sensibilità la più viva; il ghiaccio del fuoco; la pazienza dell’impazienza; l’impotenza della somma potenza; il piccolissimo del grandissimo; la geometria e l’algebra, della poesia. ec.
(4 Ottobre 1821)"

Zibaldone di pensieri, Giacomo Leopardi


Copertina della prima edizione
 dello Zibaldone (1900)
Leopardi, all'interno dello Zibaldone, ragiona svariate volte sulla figura del filosofo.
Lui cercava il vero e perfetto filosofo, il quale doveva essere contemporaneamente sommo poeta, per sentire la natura come insieme ed essere nell'intimo delle cose, e freddo ragionatore e calcolatore, capace di vedere le illusioni che sarebbero distrutte dalla sua mente se dovesse analizzarle ma di vedere comunque in esse la "verità". 
Perciò alla figura del poeta capace di vedere e sentire le illusioni si deve sempre accostare il calcolatore che con la sua fredda ragione possa diffondere le verità nella mente umana. 
Il filosofo deve avere quindi la capacità di scorgere collegamenti tra cose apparentemente molto distanti, unendo il pensiero di un poeta e di un calcolatore. 



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