L'Utopia Digitale (STEP #19)

Apple Park, Silicon Valley
Quando si parla di utopismo tecnologico o utopia digitale, si parla della convinzione che i progressi scientifici e tecnologici possano condurre ad un'utopia, contribuendo a soddisfare desideri impossibili da realizzare.
Queste speranze e visioni utopiche si diffusero soprattutto nei primi anni Sessanta, in particolare negli Stati Uniti nei dintorni di Silicon Valley.
Si tratta di una forma di tecno-utopismo, ossia la convinzione che il cambiamento tecnologico rivoluzioni le società umane e aumenti la libertà personale di ogni singolo individuo. L'invenzione, la trasformazione e l'uso del computer aveva fatto crescere sempre di più la concezione idealistica secondo la quale la tecnologia avrebbe avuto l'effetto di una forza liberatrice, ad esempio l'Apple II di Steve Jobs (vedi STEP #16) rifletteva quelle visioni utopiche che circolavano nella baia di San Francisco nei primi anni Settanta, così come è stato anche, se non di più, l'accesso universale alla rete Internet. 
Tutto ciò è da collegarsi all'entusiasmo del nuovo, di un qualcosa che fino a pochi anni prima era inimmaginabile e in cui quindi tutti confidavano.
Un'utopia che ad oggi, forse, non è del tutto finita, in quanto si continua ancora a confidare nei progressi tecnologici davanti a qualsiasi tipo di problema grande o piccolo che sia, si vede nella tecnologia lo strumento capace di avanzare oltre i limiti naturali dello sviluppo, di rimuoverli o allontanarli (vedi STEP #15), forse con troppa convinzione. 

L'Utopia digitale come la dipingeva la copertina
 della rivista Byte nel gennaio 1977.
Byte, the small systems journal - Gennaio 1977


Interessante è l'edizione del gennaio 1977 della rivista americana Byte, qui sopra riportata, interamente dedicata all'utopia digitale, inoltre le illustrazioni delle copertine di Byte spiccavano fra tutte le altre pubblicazioni sui computer. 














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