John Searle e la stanza cinese (STEP #18)

John Searle
John Searle è uno dei maggiori filosofi contemporanei, le sue indagini filosofiche spaziano dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della mente, all'intelligenza artificiale e alla realtà sociale. Egli è noto per aver concepito l'esperimento mentale chiamato "Stanza Cinese", oggetto di numerose osservazioni e critiche, in quanto Searle ritiene impossibile equiparare il funzionamento celebrale a quello di un computer, come disse in un'intervista:

"Quando ho cominciato ad occuparmi dell'intenzionalità e della coscienza mi sono inevitabilmente trovato a riflettere sui contenuti della teoria computazionale, che sostiene l'analogia tra la mente e il computer e a riscontrarne un grave errore di fondo: la teoria computazionale si applica alla manipolazione di simboli, a 0 e 1. Ma la mente implica qualche cosa di più della manipolazione di simboli: la mente non possiede soltanto una sintassi, ma anche una semantica."

ESPERIMENTO CINESE
Si immagini di chiudere in una stanza una persona che non conosce una parola di cinese. La persona ha a disposizione due gruppi di fogli: sui fogli del primo si trova una serie di caratteri cinesi, sugli altri fogli ci sono delle istruzioni su come utilizzare i caratteri stessi. 
Il compito assegnato alla persona in questione è di produrre degli insiemi di caratteri cinesi (risposte), seguendo unicamente le istruzioni ricevute, ogni volta che riceve dall'esterno degli insiemi di caratteri cinesi (domande). 
Il punto fondamentale dell'esperimento è che a un cinese che ponga le domande e legga le risposte ricevute, la persona chiusa nella stanza appare come se fosse in grado di comprendere il cinese, mentre, in realtà, si limita a manipolare simboli senza significato sulla base di istruzioni.
(da John Searle, "La riscoperta della mente")

Fumetto riguardante Searle e la Stanza Cinese
Questo esperimento è stato costruito per analogia con il computer, capace di agire tramite dei programmi, e, come esso, l'uomo manipola i simboli senza comprendere ciò che fa. Questo meccanismo è chiamato manipolazione sintattica, ma essa non è sufficiente per l'intelligenza, la quale necessita anche della manipolazione semantica che fa comprendere il significato delle cose. 
In altre parole, l'esperimento ha lo scopo di mostrare che la semplice manipolazione sintattica di simboli formali non costituisce di per sé una semantica, ovvero non garantisce che il sistema comprenda ciò che sta facendo. Un sistema che si comporta come se avesse stati mentali non ci permette di essere sicuri che esso li possieda veramente.
Dopo queste considerazioni, alla domanda se la mente può essere considerata allo stesso livello di un programma del computer, John Searle rispose negli anni novanta con uno scritto:

"Poiché i programmi sono definiti esclusivamente da un punto di vista formale o sintattico e poiché il cervello ha un contenuto mentale intrinseco, ne deriva immediatamente che il programma di per se stesso non può essere equiparabile al cervello. La sintassi formale del programma non garantisce da sé la presenza del contenuto mentale. Ho già dimostrato questa realtà una decina di anni fa, nell'argomento della stanza cinese. Un computer, io per esempio, può compiere le diverse operazioni del programma relative ad alcune abilità mentali, come capire il cinese, senza comprenderne una parola. L'argomento si basa sulla semplice verità logica che la sintassi non è identica e neppure da sé sufficiente alla semantica."


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