Il calcolatore nello Zibaldone di Leopardi (STEP #20)

"Quindi si veda quanto sia difficile a trovare un vero e perfetto filosofo. Si può dire che questa qualità è la più rara e strana che si possa concepire, e che appena ne sorge uno ogni dieci secoli, seppur uno n’è mai sorto. È del tutto indispensabile che un tal uomo sia sommo e perfetto poeta; ma non già per ragionar da poeta; anzi per esaminare da freddissimo ragionatore e calcolatore ciò che il solo ardentissimo poeta può conoscere. Il filosofo non è perfetto, s’egli non è che filosofo, e se impiega la sua vita e se stesso al solo perfezionamento della sua filosofia, della sua ragione, al puro ritrovamento del vero, che è pur l’unico e puro fine del perfetto filosofo. La ragione ha bisogno dell’immaginazione e delle illusioni ch’ella distrugge; il vero del falso; il sostanziale dell’apparente; l’insensibilità la più perfetta della sensibilità la più viva; il ghiaccio del fuoco; la pazienza dell’impazienza; l’impotenza della somma potenza; il piccolissimo del grandissimo; la geometria e l’algebra, della poesia. ec.
(4 Ottobre 1821)"

Zibaldone di pensieri, Giacomo Leopardi


Copertina della prima edizione
 dello Zibaldone (1900)
Leopardi, all'interno dello Zibaldone, ragiona svariate volte sulla figura del filosofo.
Lui cercava il vero e perfetto filosofo, il quale doveva essere contemporaneamente sommo poeta, per sentire la natura come insieme ed essere nell'intimo delle cose, e freddo ragionatore e calcolatore, capace di vedere le illusioni che sarebbero distrutte dalla sua mente se dovesse analizzarle ma di vedere comunque in esse la "verità". 
Perciò alla figura del poeta capace di vedere e sentire le illusioni si deve sempre accostare il calcolatore che con la sua fredda ragione possa diffondere le verità nella mente umana. 
Il filosofo deve avere quindi la capacità di scorgere collegamenti tra cose apparentemente molto distanti, unendo il pensiero di un poeta e di un calcolatore. 



SITOGRAFIA:

L'Utopia Digitale (STEP #19)

Apple Park, Silicon Valley
Quando si parla di utopismo tecnologico o utopia digitale, si parla della convinzione che i progressi scientifici e tecnologici possano condurre ad un'utopia, contribuendo a soddisfare desideri impossibili da realizzare.
Queste speranze e visioni utopiche si diffusero soprattutto nei primi anni Sessanta, in particolare negli Stati Uniti nei dintorni di Silicon Valley.
Si tratta di una forma di tecno-utopismo, ossia la convinzione che il cambiamento tecnologico rivoluzioni le società umane e aumenti la libertà personale di ogni singolo individuo. L'invenzione, la trasformazione e l'uso del computer aveva fatto crescere sempre di più la concezione idealistica secondo la quale la tecnologia avrebbe avuto l'effetto di una forza liberatrice, ad esempio l'Apple II di Steve Jobs (vedi STEP #16) rifletteva quelle visioni utopiche che circolavano nella baia di San Francisco nei primi anni Settanta, così come è stato anche, se non di più, l'accesso universale alla rete Internet. 
Tutto ciò è da collegarsi all'entusiasmo del nuovo, di un qualcosa che fino a pochi anni prima era inimmaginabile e in cui quindi tutti confidavano.
Un'utopia che ad oggi, forse, non è del tutto finita, in quanto si continua ancora a confidare nei progressi tecnologici davanti a qualsiasi tipo di problema grande o piccolo che sia, si vede nella tecnologia lo strumento capace di avanzare oltre i limiti naturali dello sviluppo, di rimuoverli o allontanarli (vedi STEP #15), forse con troppa convinzione. 

L'Utopia digitale come la dipingeva la copertina
 della rivista Byte nel gennaio 1977.
Byte, the small systems journal - Gennaio 1977


Interessante è l'edizione del gennaio 1977 della rivista americana Byte, qui sopra riportata, interamente dedicata all'utopia digitale, inoltre le illustrazioni delle copertine di Byte spiccavano fra tutte le altre pubblicazioni sui computer. 














SITOGRAFIA:

John Searle e la stanza cinese (STEP #18)

John Searle
John Searle è uno dei maggiori filosofi contemporanei, le sue indagini filosofiche spaziano dalla filosofia del linguaggio alla filosofia della mente, all'intelligenza artificiale e alla realtà sociale. Egli è noto per aver concepito l'esperimento mentale chiamato "Stanza Cinese", oggetto di numerose osservazioni e critiche, in quanto Searle ritiene impossibile equiparare il funzionamento celebrale a quello di un computer, come disse in un'intervista:

"Quando ho cominciato ad occuparmi dell'intenzionalità e della coscienza mi sono inevitabilmente trovato a riflettere sui contenuti della teoria computazionale, che sostiene l'analogia tra la mente e il computer e a riscontrarne un grave errore di fondo: la teoria computazionale si applica alla manipolazione di simboli, a 0 e 1. Ma la mente implica qualche cosa di più della manipolazione di simboli: la mente non possiede soltanto una sintassi, ma anche una semantica."

ESPERIMENTO CINESE
Si immagini di chiudere in una stanza una persona che non conosce una parola di cinese. La persona ha a disposizione due gruppi di fogli: sui fogli del primo si trova una serie di caratteri cinesi, sugli altri fogli ci sono delle istruzioni su come utilizzare i caratteri stessi. 
Il compito assegnato alla persona in questione è di produrre degli insiemi di caratteri cinesi (risposte), seguendo unicamente le istruzioni ricevute, ogni volta che riceve dall'esterno degli insiemi di caratteri cinesi (domande). 
Il punto fondamentale dell'esperimento è che a un cinese che ponga le domande e legga le risposte ricevute, la persona chiusa nella stanza appare come se fosse in grado di comprendere il cinese, mentre, in realtà, si limita a manipolare simboli senza significato sulla base di istruzioni.
(da John Searle, "La riscoperta della mente")

Fumetto riguardante Searle e la Stanza Cinese
Questo esperimento è stato costruito per analogia con il computer, capace di agire tramite dei programmi, e, come esso, l'uomo manipola i simboli senza comprendere ciò che fa. Questo meccanismo è chiamato manipolazione sintattica, ma essa non è sufficiente per l'intelligenza, la quale necessita anche della manipolazione semantica che fa comprendere il significato delle cose. 
In altre parole, l'esperimento ha lo scopo di mostrare che la semplice manipolazione sintattica di simboli formali non costituisce di per sé una semantica, ovvero non garantisce che il sistema comprenda ciò che sta facendo. Un sistema che si comporta come se avesse stati mentali non ci permette di essere sicuri che esso li possieda veramente.
Dopo queste considerazioni, alla domanda se la mente può essere considerata allo stesso livello di un programma del computer, John Searle rispose negli anni novanta con uno scritto:

"Poiché i programmi sono definiti esclusivamente da un punto di vista formale o sintattico e poiché il cervello ha un contenuto mentale intrinseco, ne deriva immediatamente che il programma di per se stesso non può essere equiparabile al cervello. La sintassi formale del programma non garantisce da sé la presenza del contenuto mentale. Ho già dimostrato questa realtà una decina di anni fa, nell'argomento della stanza cinese. Un computer, io per esempio, può compiere le diverse operazioni del programma relative ad alcune abilità mentali, come capire il cinese, senza comprenderne una parola. L'argomento si basa sulla semplice verità logica che la sintassi non è identica e neppure da sé sufficiente alla semantica."


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Osho, "L'ABC del risveglio"

L'ABC del risveglio è una grande sintesi degli insegnamenti del maestro spirituale indiano Osho, raccolti per parole come un dizionario della saggezza. Uno degli insegnamenti è riferito proprio alla parola calcolo, qui sotto riportata.


CALCOLO
La testa dice: "Pensa prima di saltare" e il cuore dice: "Salta prima di pensare".
La vita può essere vissuta in due modi: come calcolo o come poesia. All'interno del proprio essere l'uomo ha questi due aspetti: il lato calcolatore che crea la scienza, il business, la politica; e il lato non calcolatore che crea poesia, scultura, musica. Questi due aspetti non sono ancora stati ricongiunti, conducono esistenze separate e per questo motivo l'uomo è immensamente impoverito: rimane contorto e sbilanciato, inutilmente. L'uomo dovrebbe essere il più scientifico possibile per ciò che riguarda il mondo oggettivo e il più musicale possibile per ciò che riguarda il mondo delle relazioni.
Non trattare le persone come mezzi per ottenere qualcosa: sono fini a se stesse! Entra in relazione con loro, con amore e rispetto; non possederle e non lasciarti possedere; non essere dipendente e non renderle dipendenti da te; non creare alcun tipo di dipendenza: rimani indipendente e lascia che lo rimangano anche loro. Questa è musica, questa dimensione io la definisco la dimensione della musica. Se riesco a essere il più scientifico possibile con gli oggetti, sarai ricco e agiato e se riesci a essere anche il più musicale possibile con le persone, la tua vita avrà la qualità della bellezza.
Ed esiste anche una terza dimensione, che è oltre la mente. Queste due appartengono alla mente: lo scienziato e l'artista. C'è una terza dimensione, invisibile: la dimensione della nonmente che appartiene al mistico, a cui si accede attraverso la meditazione.

L'ABC del risveglio, Osho, 2016

Osho, maestro spirituale indiano


SITOGRAFIA:

L'abbecedario del computer (STEP #17)

Algoritmo
Bit
Connessione
Dati
Elaboratore
Futuro
Grafica
Hardware
Informatica
Layout
Memoria
Navigare
Ottimizzazione
Programma
Quantizzazione
Rete
Software
Turing
Unione
Virtuale
Zoom

Steve Jobs, il protagonista del personal computer (STEP #16)

Steve Jobs e il primo Macintosh, 1984
Il testimonial perfetto per il termine computer è certamente Steve Jobs, imprenditore, informatico e inventore. 
Egli nasce a San Francisco il 24 febbraio del 1955. Nel corso della sua adolescenza sarà rilevante l'amicizia con Steve Wozniak, i due condividevano l'amore per l'informatica. Crearono il loro primo computer, l'Apple I, nel marzo del 1976 e fondarono, insieme a Ron Wayne, l'Apple Computer Inc.

"Io lavoravo molto alla Atari e di notte facevo entrare Woz. Atari aveva lanciato Gran Track, il primo gioco dove per guidare usavi un volante. Woz ci sprecava un sacco di monete, così lo lasciavo giocare gratis al piano della produzione. Una sera, ero bloccato su un progetto e gli ho chiesto di interrompere per dieci minuti i suoi rally per aiutarmi. Lui ha lavoricchiato su qualcosa e a un certo punto ha abbozzato un terminale di computer con uno schermo sopra. Più tardi ha comprato un microprocessore e l’ha collegato al terminale creando quello che sarebbe diventato l’Apple I” (Steve Jobs)

I primi computer Apple I venivano assemblati nel garage di Steve e venduti a semplici appassionati di informatica.
Importante fu la creazione dell'Apple II che diventò il primo personal computer per il mercato di massa, con vendite impressionanti negli Stati Uniti che resero Apple un simbolo della rivoluzione dei PC
Nonostante dei fallimenti nel corso della sua vita, Steve Jobs verrà sempre ricordato per molte altre sue innovazioni di successo, come il personal computer "Macintosh", l'"iPod", il rivoluzionario telefono touch-screen "iPhone", l'"iPad" e molto altre invenzioni che hanno rivoluzionato la nostra esistenza, rendendo oggi il computer e lo smartphone i migliori amici dell'uomo e non più solo il cane. 

Steve Jobs mostra il MacBook Air, 2008
"Apple è stato un viaggio davvero incredibile. Voglio dire, abbiamo fatto alcune cose stupefacenti. La cosa che ci ha uniti alla Apple è stata la capacità di fare delle cose che avrebbero cambiato il mondo. Questo è stato molto importante.[...] Qualcosa di importante che sarebbe durato nel tempo, a cui le persone hanno dato il proprio contributo.[...] È stato come dire: “L’uso del computer e il modo in cui si collega alle persone è davvero agli albori. Siamo nel posto giusto al momento giusto per cambiare un po’ il corso di quel vettore”. Ciò che è interessante è che se cambi il corso di un vettore, nel tempo in cui si allontana di qualche chilometro il suo corso diventa radicalmente diverso. Eravamo molto consapevoli di questo fatto. Dall’inizio di Apple noi eravamo, per qualche incredibile e fortunata ragione, abbastanza fortunati da essere nel posto giusto al momento giusto.[...] Le cose di cui sono più orgoglioso di Apple sono quelle in cui il lato tecnico e quello umanistico sono andate di pari passo, come è successo nel mondo dell’editoria ad esempio. Il Macintosh ha sostanzialmente rivoluzionato l’editoria e la stampa. L’arte tipografica si è unita alla comprensione e all’eccellenza tecnica per implementarla elettronicamente, queste due cose si sono congiunte e hanno permesso alle persone di usare il computer senza doverne apprendere gli arcani comandi. È stata la congiunzione di queste due cose ciò di cui vado più orgoglioso. È successo con l’Apple II [...]. Poi è successo di nuovo a un livello più alto con il Macintosh." (Steve Jobs)

Infatti nel 2012 la National Academy of Recording Arts and Sciences, in occasione della consegna dei Grammy Awards, ha insignito Steve Jobs di un riconoscimento postumo "per aver contribuito a creare prodotti e tecnologie che hanno trasformato il modo di ascoltare la musica, vedere i film, la televisione e leggere i libri"


Steve Jobs presenta il primo personal computer Macintosh nel 1984

SITOGRAFIA:

"Prima avevamo un sacco di domande senza risposte. Ora, con l'avvento dei computer, abbiamo un sacco di risposte senza domanda."
(Peter Alexander Ustinov)

Peter Alexander Ustinov

La tecnologia e i limiti dello sviluppo (STEP #15)

Rapporto sui limiti dello sviluppo, 1972
Riguardo il computer, come tutta la tecnologia in generale, la storia ha sempre presentato i suoi progressi spettacolari. La maggior parte delle persone, infatti, vede nella tecnologia lo strumento che consentirà di avanzare oltre i limiti naturali dello sviluppo e si confida in essa per rimuovere o almeno allontanare i limiti allo sviluppo della popolazione e del capitale. 
Secondo il "Rapporto sui limiti dello sviluppo" ("The Limits of Growth") del 1972, però, questi progressi tecnologici non bastano per fermare un sistema finito e complesso, anche le previsioni più ottimistiche non impediscono il verificarsi del collasso finale che, secondo il Club di Roma, avverrà in ogni caso non oltre il 2100.
Nonostante gli stessi autori di questo studio siano dei tecnici che rifiutano ogni irragionevole ostilità nei confronti della tecnologia, vedono comunque il collasso mondiale a meno che l'uomo non fissi dei limiti e decida di fermare lo sviluppo al momento voluto, prima che possa essere troppo tardi. 
In conclusione, all'interno del libro alla fine del capitolo sulla tecnologia e i limiti dello sviluppo, gli autori pongono tre domande agli ottimisti tecnologici, ma che chiunque dovrebbe porsi "prima di continuare a porre ciecamente le proprie speranze nei miracoli della tecnologia":
gli autori di "The Limits of Growth"
"1. quali effetti collaterali, a livello mondiale e sociale, può determinare la diffusione su scala mondiale del processo di sviluppo economico e di crescita demografica?
 2. quali modificazioni bisognerà introdurre nel tessuto sociale per rendere tale sviluppo pienamente accetto, e quanto tempo richiederanno?
 3. nell'ipotesi di riuscire a rimuovere i limiti naturali che attualmente ostacolano tale sviluppo, quale sarà il prossimo limite in cui l'umanità si imbatterà? non comporterà per caso delle restrizioni più severe di quelle che sperimentiamo oggi?"
Da queste domande risulta evidente il rifiuto dell'obiezione secondo la quale la tecnologia è sufficiente per evitare il collasso del sistema. 


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Cronaca sul computer (STEP #14)

Articolo del 19 aprile 2020 su RomaToday



Durante questo periodo di pandemia il computer svolge un ruolo fondamentale in molti ambiti (vedi STEP #11), uno di questi è la didattica in remoto. Da più di due mesi gli studenti sono costretti a seguire le lezioni online da casa invece che andare a scuola.
A molte famiglie è risultato difficile il nuovo sistema in quanto sprovviste di computer, come ad esempio per molti ragazzi della scuola media "Indro Montanelli" di Roma, come spiegato nell'articolo sopra riportato di RomaToday del 19 aprile 2020.
Dopo la richiesta di aiuto del dirigente scolastico, è partita un'iniziativa grazie alla quale agli studenti sono stati donati dei computer con i quali potranno finalmente seguire in modo migliore le loro lezioni. 

Il computer nell'ingegneria (STEP #13)

Tra le discipline ingegneristiche, il computer ha un ruolo fondamentale nell'informatica. Il corso introduce gli studenti alle problematiche legate all'informatica dal punto di vista "culturale" e da quello tecnologico, insegnando l'uso della programmazione di un elaboratore quale strumento per la soluzione di problemi reali. 
esempio di linguaggio C
L'insegnamento di questa materia si basa sul programmare attraverso vari tipi di linguaggi di programmazione, come ad esempio il linguaggio C, eseguiti su un calcolatore, partendo da problemi concreti.
Parte del programma del corso è anche l'architettura di un computer, lo studio delle sue strutture, del software e dei sistemi di elaborazione, oltre che allo studio della sua nascita come parte di presentazione.








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La matematica nel pensiero cusaniano (STEP #12)

CAPITOLO XI.
IL GRANDISSIMO AIUTO DELLA MATEMATICA
NELL'APPRENDIMENTO DI DIVERSE COSE DIVINE

[...] I sapienti ingegnosamente cercarono in questo campo gli esempi delle cose da indagarsi intellettualmente e nessun dotto dell'antichità, che fosse stato di grande levatura, affrontò mai i problemi più difficili con immagini diverse da quelle matematiche, sì che il dottissimo romano Boezio soleva affermare che nessuno può attingere alla scienza delle cose divine se è completamente privo di educazione matematica. [...] Seguendo questa via degli antichi e d'accordo con loro, diciamo che, poiché alle cose divine si può accedere solo per simboli, ricorreremo ai segni matematici come a quelli più convenienti per la loro irrefragabile certezza.


(Nicola Cusano, De Docta ignorantia, 1440)


Ritratto del cardinale Nicola Cusano
Il computer, prima del suo significato moderno, ha rappresentato da sempre colui addetto ai calcoli. Per questo motivo risulta facile collegare questo termine al concetto di calcolo e più in generale a quello di matematica. 
All'interno della filosofia medievale, la matematica ha un ruolo fondamentale nelle riflessioni del filosofo Nicola Cusano (1401-1464), in quanto fa da mediante tra finito e infinito. Dal sapere matematico si basa ed si approfondisce la conoscenza di Dio, al quale l'uomo si avvicina di più grazie a questo sapere. 
Questo pensiero cusaniano riguardo alla matematica emerge all'interno dell'opera "La Dotta ignoranza", come dall'undicesimo capitolo sopra riportato, dove egli spiega che da sempre ogni filosofo ha avuto accesso alla "scienza delle cose divine" o anche solo a problemi più difficili grazie all'educazione matematica.







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