Il computer è, per definizione, un calcolatore elettronico, di denominazione inglese ed è, per questo motivo, chiamato così in quasi tutto il mondo. La storia del computer però risale a molto tempo prima. Si iniziò ad utilizzare già nel ‘600 assumendo il suo significato attuale solo nel ‘900. Il termine, infatti, ha per molti secoli indicato una persona addetta ai calcoli, chiamata appunto computer, o calcolatore in italiano.
Quest’ultimo concetto è stato evidenziato all’interno dello "Zibaldone di pensieri" di Giacomo Leopardi, il quale sosteneva che il calcolatore, con la sua fredda ragione, potesse diffondere la verità nella mente umana. Molti sono i concetti facilmente collegabili ad esso, che sono a loro volta anche in relazione, tra cui quello di matematica e di calcolo. La matematica, secondo la filosofia di Nicola Cusano, vista come il sapere su cui si basa e si approfondisce la conoscenza di Dio, e grazie alla quale si ha accesso a problemi difficili da risolvere. Mentre il calcolo è stato nominato all’interno de "La Repubblica" di Platone come uno degli studi principali che deve costruire la propedeutica della dialettica.
Dal novecento, come detto prima, il computer ha iniziato ad assumere il suo significato attuale. Dalla sua nascita, a metà secolo, ha completamente cambiato il modo di relazionarsi con la realtà. Questa rivoluzione è stata quindi evidenziata all’interno di pubblicità e film, come “I pirati di Silicon Valley” riguardante la storia di Bill Gates e Steve Jobs. Quest’ultimo considerato come uno dei testimonial perfetti per il concetto di computer, creatore del primo personal computer.
Possiamo vedere la presenza del computer anche in altri film collegati alla mitologia moderna, come Iron Man che rappresenta lo sviluppo della società di oggi dal punto di vista tecnologico.
Il progresso tecnologico è stato poi evidenziato sotto molti altri aspetti. Dal punto di vista artistico, con quadri generati dall'intelligenza artificiale rappresentanti opere famose rielaborate da essa, e con altre immagini. In prosa, con una prefazione di Umberto Eco dove vengono descritte la funzione e l’utilità dei computer. Infine in poesia, con “Passage to India” di Walt Whitman, dove viene evidenziato lo scopo principale delle nuove connessioni tecnologiche, ossia l’abbattimento dei confini e delle distanze, rendendo le persone sempre più vicine e raggiungibili.
Quest’ultima concezione risulta importante soprattutto in questo momento storico, infatti con il propagarsi del Covid-19 ed essendo stati tutti costretti a rimanere a casa, i computer sono stati fondamentali per mantenere la nostra società funzionante e coesa, come ad esempio con lo smart working o la didattica in remoto. Riguardo le lezioni a distanza però a molte famiglie è risultato difficile adeguarsi al nuovo sistema essendo sprovviste di computer, a questo hanno posto rimedio numerose iniziative di donazioni dei dispositivi a studenti che non ne erano in possesso.
Da tutti i ragionamenti visti precedentemente è facile dedurre la diffusione di un’utopia digitale, ossia la convinzione che il cambiamento tecnologico rivoluzioni le società umane e aumenti la libertà personale di ogni singolo individuo.
Tuttavia non tutti hanno una visione completamente positiva. Riguardo al concetto di libertà e alla possibilità di fare, almeno virtualmente, tutto ciò che si vuole, si arriva spesso a dei comportamenti non sempre eticamente corretti. Interviene, per questo motivo, l’etica del computer, una branca della filosofia che si occupa di comprendere e risolvere i problemi etici e sociali causati da un uso inappropriato delle nuove tecnologie. Dagli anni novanta è stata anche inserita come materia nei percorsi di studio di informatica.
Inoltre la troppa fiducia nei confronti della tecnologia è stata criticata dal Club di Roma nel “Rapporto sui limiti dello sviluppo”, sostenendo che anche le previsioni più ottimistiche non impediranno il collasso del sistema.
Per di più, con l’esperimento della “Stanza Cinese”, lo scienziato John Searle critica e dimostra l’impossibilità di equiparare il funzionamento celebrale a quello di un computer, anche perché se così fosse, e che quindi, come molti sostengono, un giorno le nuove tecnologie governeranno il mondo, grazie alla loro capacità di imparare tramite l’apprendimento automatico e il deep learning, non è detto che questo possa rendere il pianeta un mondo migliore.